Come reagire al bullismo

Gli adulti di riferimento che ruotano intorno a bambini e ragazzi, principalmente genitori ed insegnanti, hanno un ruolo fondamentale nella lotta contro il bullismo. Come prima cosa, ogni bambino e ciascun ragazzo deve sapere che non è solo ma che in qualsiasi caso può sempre rivolgersi ad un adulto se ha qualche problema. È indispensabile che gli adulti ascoltino e imparino a individuare i campanelli d'allarme.

Psicologa e Psicoterapeuta Ribaldone AlicePsicologa e Psicoterapeuta Ribaldone Alice 10 Settembre 2021
come reagire al bullismo

Nello specifico, ecco alcuni utili consigli per gli adulti, in particolare insegnanti, su cosa non fare o cosa fare se si ha a che fare con episodi di bullismo.
È importante non utilizzare unicamente una strategia punitiva, quindi punire i bulli e, di conseguenza, iperproteggere la vittima; non etichettare i ragazzi perché le etichette portano alla creazione di sistemi di aspettative negative intorno alla persona (stile profezia che si autoavvera: se qualcuno è definito come “cattivo” e ci si aspetta che si comporti sempre così, finirà con il credersi tale e comportarsi di conseguenza); disapprovare ed emettere un giudizio sulla persona e non solo sui suoi comportamenti; usare le minacce per modificare il comportamento negativo.
Può essere, invece, molto più efficace dare rinforzi positivi rispetto al buon comportamento degli alunni; responsabilizzare la vittima di bullismo e aiutare il bullo a cambiare comportamento, fornendo autentiche opportunità di cambiamento attraverso un lavoro sulle emozioni e sulle abilità sociali (soprattutto se svolto da uno psicologo); giudicare solo il comportamento negativo e mai la persona che lo mette in atto; puntare e dare valore al dialogo e alla comunicazione.

Capiamo insieme cos’è il bullismo, come si manifesta e come fare per riconoscerlo.

Cos’è il bullismo

Il bullismo è un fenomeno che si verifica principalmente nelle scuole in tutti i gradi di istruzione, dall’infanzia all’adolescenza, circa dai 7 ai 17-18 anni. Il termine bullismo indica l’insieme dei comportamenti aggressivi e prepotenti che una persona, definita “bullo”, mette in atto nei confronti di un’altra, che prende il nome di “vittima”. Il bullismo può assumere diverse forme, infatti i comportamenti aggressivi e violenti possono essere ad un livello fisico e/o psicologico.
Oggi il termine bullismo è spesso utilizzato con troppa leggerezza, cioè viene chiamato bullismo ciò che in realtà non lo è. Per poter parlare di bullismo, infatti, è necessario che i comportamenti negativi abbiano delle caratteristiche precise: la violenza deve essere ripetuta e costante nel tempo, deve essere messa in atto da una persona (o da un gruppo di persone) nei confronti di un’altra percepita come più debole, con l’intento di farle del male o danneggiarla, e può durare settimane, mesi o anni.
Sintetizzando, quindi, il bullismo deve avere tre caratteristiche:

  • Intenzionalità: il bullo agisce con la chiara intenzione di fare del male ad un’altra persona.
  • Persistenza del tempo: gli episodi di violenza sono ripetuti nel tempo e hanno una frequenza elevata.
  • Simmetria della relazione: c’è una differenza di forza e di potere tra bullo e vittima, per cui uno riesce a dominare mentre l’altro subisce senza riuscire a difendersi. La differenza di potere tra bullo e vittima deriva principalmente dalla forza fisica: il bullo è di solito più forte dei coetanei, mentre la vittima è più debole.

Ciò significa che i litigi, le prese in giro o gli scherzi che spesso avvengono tra bambini e ragazzi non possono essere tutte classificabili come forme di bullismo. Questa generalizzazione e leggerezza con cui si parla erroneamente di bullismo comporta il rischio di definire ed etichettare come bullo chi in realtà non lo è. E dare etichette, soprattutto se sbagliando, può portare a conseguenze negative per il benessere di quella persona.
Vediamo chi sono i protagonisti del bullismo e quali sono i loro ruoli.

Chi è il bullo

Il primo attore del bullismo è la persona che compie le azioni aggressive, cioè il bullo.
Il bullo è di solito una persona più forte fisicamente rispetto agli altri, in particolare della vittima, è all’apparenza sicuro di se stesso, ha un forte bisogno di potere, probabilmente derivante da un alto livello di frustrazione. Ama stare al centro dell’attenzione per sentirsi importante, ha uno scarso livello di empatia, per cui non è in grado di mettersi nei panni dell’altro per coglierne la sofferenza. Il suo modo di sentirsi forte è quello di creare un rapporto di sottomissione con la vittima. Ha difficoltà a rispettare le regole, è impulsivo e irascibile.
Molto spesso il comportamento del bullo è conseguenza di una grande sofferenza subita, nel contesto familiare o scolastico, ed è l’espressione della rabbia accumulata per qualcosa che ha vissuto.

Chi è la vittima

L’altra protagonista del bullismo è la persona che subisce le azioni del bullo, cioè la vittima.
La vittima è spesso una persona che appare diversa dagli altri, magari a causa di un problema fisico o psicologico, ad esempio un disturbo dell’apprendimento o una disabilità fisica, oppure appartiene ad una diversa cultura. Di solito la vittima è più debole rispetto ai coetanei, ha un carattere timido ed introverso, è ansiosa e insicura, spesso ha una bassa autostima. È vittima di bullismo una persona sensibile ed empatica, la cui sensibilità la porta ad essere fragile e a subire in modo profondo le conseguenze del bullismo. A scuola spesso è sola ed esclusa dai compagni, cerca la vicinanza degli adulti ma fatica a parlare delle prepotenze subite e a chiedere aiuto a genitori e insegnanti perché ha paura che le cose possano solo peggiorare.
La vittima solitamente soffre conseguenze psicologiche piuttosto gravi che la portano a isolarsi e a evitare i luoghi in cui viene aggredita.

Chi sono gli spettatori

Altri attori del bullismo sono gli spettatori, cioè le persone che si trovano coinvolte in diverso modo nel fenomeno. Possono essere:

  • Sostenitori del bullo: si comportano in modo da rinforzare il comportamento del bullo, ad esempio incitandolo, ridendo o anche solo rimanendo a guardare. Solitamente è il gruppo di amici.
  • Difensori della vittima: coloro che prendono le parti della vittima difendendola, consolandola o cercando di porre fine alle prepotenze. Di solito i difensori sono femmine.
  • Spettatori silenziosi: tutti coloro che sanno ma che restano indifferenti, non fanno nulla davanti alle prepotenze e cercano di rimanere al di fuori della situazione.

I tipi di bullismo

Ci sono tanti tipi di bullismo, così come ci sono diversi modi di classificare le forme di bullismo.
Un primo modo consiste nel dividere bullismo diretto e bullismo indiretto.
Il bullismo diretto è quello più visibile e comprende l’insieme dei comportamenti aggressivi e prepotenti che possono essere agiti in forma fisica o verbale:

  • Bullismo fisico consiste nel picchiare, spingere, prendere a calci o pugni, rubare gli oggetti altrui o rovinarli.
  • Bullismo verbale consiste nel prendere in giro, offendere, insultare, minacciare o esprimere pensieri razzisti.

Il bullismo indiretto è più celato, avviene ad un livello più nascosto, in quanto si gioca sul piano psicologico. Questa forma di bullismo, essendo meno evidente, è più difficile da scoprire e potrebbe sembrare meno dannosa per la vittima. In realtà, il bullismo psicologico può comportare conseguenze molto negative in chi lo subisce perché va a toccare parti più profonde della persona. Se ci pensiamo bene, semplificando il discorso, un livido o un’escoriazione passano ma le ferite del cuore ci mettono più tempo a rimarginarsi. Alcuni esempi di bullismo indiretto possono essere l’isolamento e l’esclusione dal gruppo dei coetanei, la diffusione di pettegolezzi e calunnie sul conto della vittima e l’uso di gesti volgari o nomignoli rivolti a sottolineare difetti fisici, mentali o caratteriali.

Anche l’età influisce sulla modalità con cui si manifesta il bullismo. Più gli attori in gioco sono piccoli (scuole elementari e medie) più vengono utilizzate forme di bullismo diretto. Crescendo, invece, diminuiscono le manifestazioni di bullismo diretto fisico, cioè l’uso della forza, per sostituirle sempre più con espressioni tipiche del bullismo diretto verbale o del bulllismo indiretto. Negli anni della scuola superiore può emergere anche un tipo di bullismo diretto a colpire il piano della sessualità, con commenti sessisti o aggressioni fisiche di tipo sessuale.

Un altro modo per classificare il bullismo è quello di considerare il genere del bullo. Sembra, infatti, esistere un bullismo maschile e uno femminile. La differenza riguarda per lo più il canale utilizzato per fare male all’altro.
Il bullismo maschile si caratterizza principalmente per l’utilizzo di un comportamenti aggressivi diretti, soprattutto sul piano fisico ma anche verbale. La vittima può essere di sesso maschile o femminile.
Il bullismo femminile, invece, si caratterizza per l’uso di forme di bullismo per lo più indirette, rivolte maggiormente verso vittime dello stesso sesso.
A livello psicologico, i maschi di solito hanno più difficoltà ad immedesimarsi nella vittima e raramente si dimostrano dispiaciuti o in colpa dopo aver compiuto atti di prepotenza. Le femmine, invece, manifestano una maggiore capacità d’empatia, cioè una capacità di mettersi nei panni degli altri e in particolare della vittima, comprendendo il suo stato d’animo e cogliendone la tristezza e il disagio.

Negli ultimi anni (e in particolare oggi nel 2021 dove sempre di più si usa il mondo virtuale per comunicare) si sta diffondendo una particolare forma di bullismo che avviene attraverso l’utilizzo della tecnologia: si tratta del cyberbullismo. Si tratta di un tipo di bullismo molto pericoloso, in quanto è poco visibile, va ad intaccare il mondo privato della vittima, si diffonde molto velocemente e, soprattutto, varca i confini del contesto scolastico. Infatti, essendo esercitato tramite messaggi, e-mail o social network, raggiunge molte persone e prosegue anche all’interno delle mura domestiche, invadendo completamente ogni spazio vitale della vittima, la quale non si sente più al sicuro neanche a casa propria.

Quali sono conseguenze del bullismo

Le conseguenze del bullismo sono numerose, spesso gravi e riguardano tanto il bullo quanto la vittima.

Per quanto riguarda il bullo, le conseguenze possono essere:

  • basso rendimento scolastico fino ad arrivare a bocciature o abbandono della scuola;
  • difficoltà relazionali;
  • disturbi della condotta per l’incapacità di rispettare le regole che possono poi sfociare in comportamenti devianti e antisociali (crimini, furti, atti di vandalismo, abuso di sostanze);
  • violenza in famiglia e aggressività in tutti gli ambiti di vita, anche più avanti sul piano lavorativo.

Per quanto riguarda la vittima, le conseguenze possono essere:

  • sintomi fisici (mal di pancia, mal di stomaco, mal di testa soprattutto la mattina prima di andare a scuola);
  • sintomi psicologici (disturbi del sonno, incubi e attacchi d’ansia);
  • problemi di concentrazione e di apprendimento con conseguente calo del rendimento scolastico;
  • rifiuto di andare a scuola fino all’abbandono scolastico;
  • scarsa autostima e svalutazione delle proprie capacità;
  • ansia, insicurezza e difficoltà di adattamento sociale ed emotivo;
  • difficoltà relazionali e tendenza al ritiro sociale;
  • possibile sviluppo di psicopatologie, come depressione, ansia, attacchi di panico e comportamenti autodistruttivi e anticonservativi.

Come riconoscere il bullismo: i segnali

È possibile riconoscere il bullismo ponendo attenzione ad alcuni segnali. Questo è un compito che spetta agli adulti di riferimento intorno ai bambini e ragazzi, principalmente agli insegnanti in quanto la maggior parte degli episodi di violenza avvengono nei locali della scuola o nei pressi degli istituti scolastici. Anche i genitori, tuttavia, devono stare all’erta e cogliere i comportamenti e i segnali di situazioni di difficoltà.
La vittima può essere identificata ponendo attenzione ad alcuni suoi comportamenti e reazioni. È ripetutamente presa in giro, presenta lividi o graffi, subisce spesso furti o le viene danneggiato il materiale, è isolata dal gruppo dei pari, sembra non avere amici, spesso reagisce con il pianto, ha difficoltà a parlare in classe e ricerca la vicinanza degli adulti e preferisce stare in loro compagnia, in particolare nei momenti di ricreazione.
Il bullo, invece, può essere individuato grazie al fatto che prende in giro ripetutamente i compagni, aggredisce fisicamente gli altri o tenta di isolarli dai pari, è colui che comanda il gruppo di amici attraverso le minacce o la forza fisica, ruba e rompe gli oggetti degli altri.

I genitori, oltre a poter notare anche loro parte di questi segnali, possono fare attenzione ai cambiamenti improvvisi nel comportamento dei propri figli a casa, come la tendenza a chiudersi in camera, a smettere di sorridere, all’insorgenza dei sintomi fisici e psicologici elencati in precedenza.

Come dice un detto, l’unione fa la forza! Questo vale soprattutto quando in causa ci sono bambini e ragazzi: l’aiuto congiunto di genitori ed insegnanti è l’arma più potente e il mezzo fondamentale per sconfiggere il bullismo.
Nei casi più gravi o quando la sofferenza per tutti gli attori in gioco è troppo elevata, può essere di grande aiuto rivolgersi a uno psicologo o a uno psicoterapeuta specializzato in psicoterapia infantile che possa aiutare la vittima a superare gli eventi traumatici e migliorare la propria autostima ed assertività e possa permettere al bullo di esprimere la propria rabbia e sofferenza in una modalità più funzionale e quindi stare meglio con se stesso per poter instaurare relazione più positive con gli altri.

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