Terapia familiare sistemica. L’importanza della trigenerazionalità

Nella terapia familiare sistemica,la famiglia non è semplicemente la somma degli individui che la compongono, ma è un “sistema interattivo aperto” costituito dai componenti della famiglia, dalle loro caratteristiche personali e dalle caratteristiche delle loro relazioni.

Psicologa e Psicoterapeuta Ribaldone AlicePsicologa e Psicoterapeuta Ribaldone Alice 05 Marzo 2021
terapia familiare sistemica

La famiglia è quindi qualcosa di complesso! Partendo da questa definizione, l’approccio sistemico relazionale si basa sul presupposto che non sia possibile spiegare lo sviluppo di una persona indipendentemente dal sistema in cui è inserita. Il comportamento di ogni componente della famiglia influenza il comportamento degli altri e ne è, a sua volta, influenzato. Possiamo dire che ognuno di noi è, in qualche modo, il prodotto della propria famiglia di origine, in particolare delle regole, dei punti di vista e dei miti che i nostri genitori ci hanno trasmesso fin dall’infanzia.

La famiglia è il punto di partenza su cui costruiamo la nostra identità!

Ma cosa significa? Proviamo a pensare alla nostra esperienza personale: abbiamo imparato qualcosa da nostro padre, ci siamo costruiti un’opinione sulla base del punto di vista di nostra madre, abbiamo costruito la nostra idea di “coppia” partendo dall’immagine che abbiamo della coppia dei nostri genitori oppure ci comportiamo in un determinato modo perché è così che abbiamo visto fare per molto tempo nell’ambiente in cui siamo cresciuti. Quante volte ci capita di agire senza pensare perché nella nostra famiglia si è sempre fatto così da generazioni o di utilizzare un determinato linguaggio (anche non sempre corretto dal punto di vista grammaticale) perché in famiglia si dice così!

Dalla nostra famiglia acquisiamo una sorta di “copione” che in qualche modo ci è stato insegnato, anche se non esplicitamente, e che tendiamo ad applicare nella nostra vita in diverse situazioni.

L’importanza della famiglia

Abbiamo detto che ognuno di noi è, in qualche modo, il prodotto della propria famiglia di origine. Nel linguaggio sistemico si dice che la famiglia è il nostro primo sistema di appartenenza: noi apparteniamo alla nostra famiglia e, allo stesso tempo, la nostra famiglia appartiene a noi.
La famiglia, tuttavia, non è il nostro unico sistema di appartenenza: ognuno di noi appartiene a molti e diversi sistemi, come la scuola, il lavoro, gli amici, lo sport. In tutti questi contesti mettiamo in atto e ci relazioniamo attraverso le strategie e le modalità apprese nella nostra famiglia di origine.

La famiglia è importante perché influenza in qualche modo le nostre relazioni!

Il nostro punto di vista su una situazione o su una persona è fortemente collegato al modo in cui abbiamo imparato a relazionarci. È come se portassimo delle lenti con cui osserviamo il mondo: queste lenti sono l’eredità dei nostri genitori. Tuttavia, ogni realtà può essere diversa se osservata con punti di vista differenti. Perciò cambiando le lenti di questi occhiali possiamo scoprire nuove realtà! È proprio quello che si fa con la terapia: un lavoro per aiutare la persona a cambiare il suo punto di vista.

Cosa significa trigenerazionale?

Con il termine “trigenerazionale” nella terapia sistemica si intende il considerare la presenza di tre generazioni, all’interno della stanza di terapia e nella vita quotidiana di ognuno di noi.
Trigenerazionale significa tre generazioni: partendo dall’alto abbiamo nonni, genitori e figli o genitori, figli e nipoti, e così via, quindi significa andare indietro nelle generazioni. Ognuno di noi nasce da un padre e da una madre, ma nello stesso tempo arriva da nonni paterni e nonni materni, ancora più indietro da bisnonni, trisnonni e così via. Questo processo è potenzialmente infinito: possiamo arrivare fino a generazioni di cui ignoriamo completamente l’esistenza, ma che, inevitabilmente, convivono in noi.

Non si tratta solo di DNA e genetica, ma di qualcosa di più profondo: regole, riti, miti, lutti, traumi, alleanze, segreti, eventi che portiamo dentro di noi ma di cui siamo per la maggior parte inconsapevoli.

L’eredità che ognuno di noi si porta dietro ci arriva proprio da questo trigenerazionale. Se potessimo rappresentarla con un oggetto, probabilmente uno “zaino” sarebbe l’immagine migliore! Lo zaino è la metafora del contenitore che ci portiamo sulle spalle, pieno di strumenti utili, ma a volte allo stesso tempo anche pesanti ed ingombranti.
Ognuno di noi conosce molte storie legate alla propria famiglia e ai propri antenati: sono le storie tramandate, quelle che ci hanno raccontato i nostri nonni e che ormai assomigliano quasi a leggende. Ancora più importanti sono però tutte le storie che noi non conosciamo, ma che continuano ad agire in noi, in senso positivo “potenziandoci” o negativo togliendoci “energia”.

Cosa sono i debiti e i crediti nel linguaggio sistemico?

Nel linguaggio sistemico si parla di “debiti e crediti” che vengono tramandati tra le generazioni, nella storia familiare. Nulla viene dimenticato completamente.
Ogni famiglia è unica, ha una storia peculiare e specifica che permane nel tempo e che trascende i secoli che scorrono, i luoghi che cambiano e le generazioni che si susseguono.

I debiti e i crediti sono come delle “patate bollenti” così ustionanti da doverle passare velocemente a qualcun altro per sbarazzarsene: in questo modo il peso di un debito, di un credito o di un segreto viene delegato alla generazione successiva. L’unico modo per uscire da questa catena infinita è lasciare cadere questa “patata bollente” e per farlo bisogna accettare quello che è stato nel passato, quello che hanno fatto e subito i nostri genitori, i nostri nonni. L’obiettivo è che la “patata bollente” smetta di essere trasmessa alle generazioni future, bruciando altre mani.

Il concetto di colpa e il perdono

Questo ovviamente non ha nulla a che vedere con il concetto di “colpa”: quello che oggi potremmo considerare sbagliato o negativo, ieri poteva essere dovuto semplicemente all’educazione e al contesto dell’epoca o di quella famiglia. Nessuno può cambiare i fatti del passato, ma possiamo essere in grado di perdonare, pur senza dimenticare.
Se pensiamo a noi e alla nostra famiglia, ci verrà sicuramente in mente qualcosa che la riguarda, che ci fa arrabbiare e ci addolora. Dovremmo chiederci se c’è la possibilità di perdonare e superare queste emozioni, anche senza doverci necessariamente riconciliare con colui che ha contribuito a questo dolore.

Perdonare non significa per forza riconciliarsi, non si dimentica ciò che è successo, ma semplicemente si lascia andare, ci si alleggerisce di una energia negativa e ci si libera del rancore.
Ricordiamoci che non esistono famiglie senza segreti, senza rancori:la famiglia del mulino bianco è solo un’invenzione pubblicitaria!

Spesso nelle famiglie si finge che vada tutto bene e si tengono nascoste delle cose, pensando di farlo per il bene dell’altro. A volte quando le circostanze della vita sono difficili, i genitori decidono di non parlarne: alla prima generazione si tratta di un “non detto”, alla seconda generazione diventa un “segreto di famiglia”, alla terza si trasforma in qualcosa che non si riesce neppure a pensare. È la “patata bollente” che passa di mano! Prima o poi arriva la generazione dove qualcuno saprà accettare, perdonare, rielaborare o semplicemente restituire ciò che non è proprio, che non gli appartiene. Ciò produce un effetto liberatorio.
Chiudere i conti con il passato, smettere di vergognarci di ciò che è stato, prendere le distanze dalle azioni degli altri, smettere di attribuire delle colpe o di assumerci responsabilità non nostre sono tutte azioni che, in un’ottica psicologica e trigenerazionale, permettono un processo di crescita.

“Non vivo per me, ma per la generazione che verrà” V. Van Gogh

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