Traumi: Cosa sono e come risolverli

Il termine trauma deriva dalla parola greca “trayma” (τραῦμα) che significa “ferita”. In generale con trauma si intende, quindi, una ferita, una frattura di un tessuto, che può essere di tipo fisico (trauma fisico come ad esempio la rottura di un osso) o psichico (trauma psicologico).

Psicologa e Psicoterapeuta Ribaldone AlicePsicologa e Psicoterapeuta Ribaldone Alice 03 Ottobre 2022
Traumi cosa sono

Che cos’è il trauma in psicologia?

In psicologia clinica, il termine trauma indica tutte quelle esperienze che possono mettere in pericolo l’incolumità e la sopravvivenza fisica e/o psicologica della persona. Il trauma psicologico, quindi, può essere definito come una “ferita dell’anima”, un’esperienza che ha un impatto negativo sulla persona che lo vive e che mette in discussione il suo modo di vivere e vedere il mondo.

Come nasce un trauma?

Un trauma nasce da un’esperienza che viene appunto definita traumatica. Per essere traumatica una situazione deve essere vissuta dalla persona come scioccante al punto da non essere gestita nel modo corretto, cioè un’esperienza che non si riesce ad elaborare perché l’Io non è in grado di far fronte a determinati stimoli, interni o esterni, con le proprie capacità.

Cosa si intende per trauma in psicopatologia?

In psicopatologia, per trauma si intende quell’esperienza traumatica che, non essendo elaborata e superata, rimane dissociata, cioè non integrata, dal resto dell’esperienza psichica, portando a sviluppare una sintomatologia psicopatologica chiamata “dissociazione” che, a sua volta, può condurre allo sviluppo di un disturbo psicopatologico, il disturbo post traumatico da stress. In parole semplici, la mente non è in grado di accettare e “digerire” quello che è successo, per cui lo mantiene separato dal resto del funzionamento psichico, come se fosse all’interno di un compartimento stagno.

Che cos’è un evento traumatico?

Un evento traumatico è un qualsiasi evento che una persona percepisce come eccessivamente stressante, al punto da far fatica a superarlo ed elaborarlo per tornare alla routine quotidiana, e che mette a rischio la propria sopravvivenza ed incolumità. Un evento traumatico può essere di diverso tipo: può trattarsi di una situazione che minaccia l’integrità fisica o psicologica, propria o di altri. Queste esperienze sono definite traumatiche perché producono reazioni emotive e fisiche consistenti, che non sempre la mente riesce ad elaborare.

Quali e quanti tipi di traumi esistono?

Esistono tanti tipi di traumi differenti. Alcuni traumi sono considerati minori, cioè piccole esperienze traumatiche che una persona può incontrare nel corso della vita. Si tratta di situazioni ed esperienze che possono essere traumatiche in modo soggettivo, perché dipendono da come la persona le vive, dal suo vissuto. Possono essere considerati piccoli traumi un’umiliazione subita, in particolare in giovane età ma non solo, oppure la perdita di una persona cara o la fine di una relazione.
Vi è poi un’altra categoria di esperienze che sono considerate traumatiche in modo più oggettivo perché minacciano concretamente l’integrità fisica e psichica della persona. In questo caso si ritengono grandi traumi gli abusi, gravi incidenti, malattie, disastri naturali.

Cosa sono i traumi infantili?

I traumi infantili sono le ferite emotive che avvengono nell’infanzia e che, in qualche modo, entrano a far parte del bagaglio di emozioni del bambino e che possono essere trascinate per tutta la vita, anche nell’età adulta.
I traumi tipici del periodo dell’infanzia sono:

  • maltrattamento e abuso fisico o psicologico
  • violenza sessuale
  • trascuratezza emotiva e neglect, cioè la mancanza di sufficiente responsabilità e protezione nei confronti del bambino e di attenzione verso i suoi bisogni
  • malattie ed incidenti gravi
  • bullismo ed umiliazioni
  • catastrofi naturali, come terremoti o altri eventi che hanno minacciato la salute fisica o psichica del bambino

I traumi infantili hanno un forte impatto sulla crescita del bambino, in particolare rispetto al processo di costruzione dell’identità che si mette in moto proprio negli anni dello sviluppo. Si tratta di un processo che porta il bambino a capire chi è, a strutturare la sua personalità e a definire la sua autostima, il suo carattere e il suo comportamento. È proprio nell’infanzia, inoltre, che si inizia a sviluppare la capacità di vivere le emozioni e di integrarle nel proprio funzionamento psichico, per arrivare a definirsi una persona completa e sicura. Se qualcosa di altamente stressante e traumatico interferisce con questo processo, ciò può avere conseguenze importanti su diversi aspetti della persona.

Che cos’è il trauma psichico?

Il trauma psichico è la conseguenza di un evento, che può essere di piccola o grande portata, che mette a repentaglio la salute psichica della persona che lo vive e che interferisce con la normale quotidianità e con la sua percezione della vita e del mondo. Si tratta di un’interruzione dolorosa ed improvvisa dello scorrere regolare degli eventi.

Che significa trauma psicologico?

Il termine trauma psicologico significa che si è verificato un evento che, a causa delle sue caratteristiche, come la gravità o l’intensità emotiva, non è stato possibile integrare nel sistema psichico, cioè nella mente, della persona che l’ha vissuto.

Cosa succede dopo un trauma psicologico?

Dopo un trauma psicologico possono manifestarsi conseguenze a livello emotivo e fisico, a conferma della stretta correlazione tra mente e corpo. Ciò che ha un impatto emotivo molto forte si ripercuote anche a livello corporeo e viceversa. Alcune ricerche scientifiche hanno, infatti, dimostrato che le persone che hanno vissuto traumi importanti nel corso della vita ne mostrano i segni anche a livello cerebrale, come ad esempio un volume ridotto dell’ippocampo e dell’amigdala.
Sul piano psicologico, i pazienti tendono a manifestare stress, ansia ed altri sintomi psicologici; a volte, possono arrivare a “dimenticare” quello che è successo, come meccanismo di difesa della mente per sopravvivere al forte impatto emotivo dell’evento. Se il trauma non viene elaborato, ricostruito e rinarrato attraverso la parola, la persona può arrivare a rivivere mentalmente gli eventi sviluppando un disturbo da stress post-traumatico che può portare a insonnia, ansia o alterazioni dell’umore e che può durare anche anni dopo l’avvenimento traumatico.

Quali sono i sintomi di un trauma psicologico?

Un trauma psicologico, se non elaborato, può portare allo sviluppo di diversi sintomi, la cui gravità ed interferenza con la vita della persona varia da caso a caso, in relazione al tipo di trauma subito, alla capacità di resilienza, alle risorse della persona e al sostegno emotivo derivato dalle altre persone. La persona che ha subito un trauma psicologico, spesso, tende a rivivere mentalmente e fisicamente l’esperienza traumatica, andando a sviluppare sintomi psicologici come:

  • ansia e stress
  • rabbia
  • pensieri intrusivi e ricorrenti che riconducono all’evento
  • attacchi di panico
  • problemi di memoria e di concentrazione
  • ipervigilanza
  • insonnia e altri disturbi del sonno

I ricordi possono manifestarsi sotto forma di immagini, pensieri, incubi o veri e propri flashback che possono arrivare a tormentare la persona. Proprio per la sofferenza che causano, in molti casi, per evitare di rivivere il trauma, si cerca di evitare il ricordo di quell’esperienza, che viene chiamato trigger (termine inglese che significa “grilletto” perché causa il ricordo), perché eccessivamente doloroso. In realtà, anche se faticoso e fonte di sofferenza, il rivivere l’esperienza traumatica è il segnale che la mente e il corpo stanno cercando di affrontare il trauma stesso. Un mezzo utilizzato spesso per sfuggire al ricordo del trauma e per trovare sollievo dai sintomi è l’utilizzo di sostanze psicotrope, come l’alcol o le droghe.
A volte la persona traumatizzata può essere completamente all’oscuro dei trigger e, in questi casi, può mettere in atto modalità di comportamento distruttivo o autodistruttivo, spesso senza essere consapevole della natura o delle cause delle proprie azioni. Ciò succede perché la persona, anche se può non ricordare ciò che è realmente accaduto, continua a rivivere le emozioni connesse e vissute durante il trauma, senza comprenderne il motivo. Quando non si è pienamente consapevoli di ciò che sta succedendo, può succedere che alcune emozioni intense come la rabbia, possano manifestarsi in modo improvviso, sproporzionato ed in situazioni inappropriate. La conseguenza di ciò è che le esperienze traumatiche siano costantemente vissute come se stessero accadendo nel presente, andando ad interferire sulla vita della persona.
Se il trauma non viene affrontato, i sintomi possono peggiorare e concretizzarsi in un vero e proprio disturbo (il disturbo post-traumatico da stress, che abbiamo approfondito nel nostro articolo https://www.studio-psyche.it/disturbi/disturbo-post-traumatico-stress), che può portare a depressione, esaurimento e distacco emotivo. La dissociazione o desensibilizzazione dall’emozione può verificarsi perché la persona traumatizzata ha bisogno di allontanarsi da quelle emozioni dolorose, arrivando ad apparire e sentirsi emotivamente svuotata, fredda e distante.

Cosa provoca un trauma?

Un trauma può essere provocato da una situazione che per la persona che la vive è vissuta come improvvisa, scioccante e per questo ha un impatto talmente forte e doloroso da non poter essere elaborato ed integrato nella mente.

Cosa causa trauma psicologico?

Un trauma psicologico può essere causato da diverse situazioni, che vengono definite traumatiche. Alcuni eventi hanno una gravità più oggettiva (disastri naturali, perdite importanti), altri possono sembrare meno gravi ma non per questo non possono essere vissute dalla persona in modo traumatico. Molto dipende anche dalle risorse, dal contesto e dalla rete di supporto di chi si trova a vivere quella situazione. In sostanza, un evento traumatico come un terremoto non per forza comporterà in seguito la comparsa di sintomi di una mancata elaborazione del trauma, mentre allo stesso tempo la rottura di una relazione sentimentale può essere vissuta come un’esperienza traumatica e causare la comparsa di sintomi.

Come capire se si è traumatizzati?

La comparsa di sintomi come quelli descritti in precedenza (ansia, rabbia, attacchi di panico), l’esperienza di rivivere l’evento traumatico e la tendenza ad evitare il ricordo associato al trauma sono degli indicatori della possibilità di essere rimasti traumatizzati in seguito ad un’esperienza dolorosa. In ogni caso, ogni forma di autodiagnosi non è mai funzionale, solo un professionista (psicologo o psicoterapeuta) può elaborare eventualmente una diagnosi in tal senso. Per cui se pensi di essere traumatizzato per qualcosa non esitare a chiedere un aiuto ad un professionista, attraverso un sostegno psicologico o una terapia individuale.

Come si comporta una persona traumatizzata?

Una persona traumatizzata può mettere in atto diversi comportamenti a seconda della distanza temporale dall’avvenimento scatenante il trauma. Le reazioni contemporanee ed immediatamente successive all’evento sono principalmente due, una psicologica e una fisica:

  • emerge un senso di irrealtà, come se non si stesse vivendo realmente quell’esperienza ma come se la si guardasse in un film e quindi si ha la sensazione che quello che è successo non sia reale.
  • si hanno reazioni fisiche come aumento del battito cardiaco, eccessiva sudorazione, nausea, malessere generale, paura di restare soli, senso di disorientamento.

Trascorso del tempo dall’evento traumatico, possono emergere altri sintomi:

  • ansia e attacchi di panico: manifestazioni psicosomatiche della paura della possibilità di ripetersi dell’evento;
  • senso di colpa: a seconda di ciò che è successo, può accadere di sentirsi colpevoli se si è sopravvissuti ad un incidente o se si ritiene di non aver fatto abbastanza per aiutare qualcun’altro;
  • difficoltà di memoria e concentrazione: in attività quotidiane, come il lavoro o lo studio;
  • pensieri intrusivi: immagini, pensieri e ricordi di ciò che si è vissuto arrivano involontariamente sia di giorno sia di notte, sotto forma di incubi;
  • ipervigilanza e problemi del sonno: difficoltà ad addormentarsi, sonno agitato, incubi ricorrenti sono sintomi comuni perché si è sempre pronti nel caso succedesse qualcosa di grave.

Come capire che trauma hai avuto?

Per capire che trauma hai avuto è importante rivolgersi ad uno psicologo o uno psicoterapeuta che sia specializzato nell’elaborazione dei traumi. Un terapeuta, attraverso un percorso di sostegno psicologico o una terapia individuale, potrà accompagnarti a comprendere l’origine dei sintomi, a rivivere l’esperienza traumatica in un contesto sicuro e protetto e a rielaborare il trauma per poterlo superare.

Come riconoscere i segnali di un trauma psicologico irrisolto?

Per riconoscere i segnali di un trauma psicologico irrisolto occorre un lavoro di osservazione e conoscenza di se stessi che può essere difficile intraprendere da soli. Per questo il nostro consiglio è quello di affidarti ad un professionista che possa, non solo guidarti in questo lavoro, ma anche e soprattutto rivivere insieme a te l’esperienza traumatica per darle un nuovo significato, bonificando le emozioni negative legate al trauma.

Come liberarsi di un trauma psicologico?

Per liberarsi ed uscire da un trauma psicologico l’unico modo è rivivere quell’esperienza traumatica, sperimentando le emozioni dolorose ad essa connessa, al fine di riuscire ad integrare nel proprio processo psichico, cioè nella mente e nel cervello, il ricordo di quell’esperienza.

Come elaborare i traumi?

Per elaborare i traumi ci si deve rivolgere ad un terapeuta specializzato che attui un lavoro di terapia articolato in diversi momenti:

  1. Fondamentale, come per tutte le terapie, è la costruzione di una relazione terapeutica, fondata su un’alleanza, che permetta al paziente di fidarsi e sentirsi a suo agio al punto di poter raccontare ciò che gli è successo.
  2. È importante gestire i sintomi più destabilizzanti attraverso tecniche di rilassamento e respirazione e strategie di distrazione mentale.
  3. Si passa poi al lavoro sulle memorie traumatiche tramite l’esposizione ai ricordi dolorosi: è la parte più faticosa e dolorosa dell’elaborazione dei traumi perché bisogna rivivere le stesse emozioni provate in quel momento.
  4. Si effettua una ristrutturazione cognitiva, che permette di integrare quell’evento nella memoria psichica e di modificare quelli che possono essere i pensieri negativi e le convinzioni disfunzionali su di sé, sugli altri e sul mondo che a volte sono preesistenti al trauma ma che spesso sono scaturiti da quell’evento. Quest’ultimo, infatti, può avere un’influenza sulla visione del paziente rispetto a tematiche come la fiducia in sé e negli altri, il senso di sicurezza e il valore personale.
  5. Infine, si fa un lavoro di rinforzo delle risorse per evitare ricadute e per fortificare la persona nell’affrontare possibili esperienze dolorose in futuro.

Come si risolvono i traumi?

I traumi si risolvono attraverso un lavoro di terapia con un terapeuta psicologo che punti all’elaborazione dell’esperienza traumatica attraverso l’utilizzo di diverse metodologie. Una tecnica di rielaborazione dei traumi è l’EMDR (dall’inglese Eye Movement Desensitization and Reprocessing, in italiano Desensibilizzazione e rielaborazione attraverso i movimenti oculari). Si tratta di un approccio terapeutico utilizzato per il trattamento del trauma e di problematiche legate allo stress, in particolare allo stress traumatico. È un approccio evidence-based, la cui validità è attestata da diversi studi scientifici.
Si tratta di una metodologia terapeutica che si concentra sul ricordo delle esperienze traumatiche, particolarmente disturbanti e stressanti dal punto di vista emotivo, e che utilizza i movimenti oculari o altre forme di stimolazione alternata destro-sinistra per portare alla consapevolezza l’evento traumatico e riviverlo emotivamente. Infatti, uno degli aspetti più importanti di questa tecnica è l’identificazione degli eventi di vita che sono stati “traumatici” per lavorare sul ricordo di questi eventi, al fine di rielaborarli e riorganizzarli nella memoria. L’obiettivo è che queste esperienze perdano l’intensa e dolorosa componente emotiva connessa e che venga associato un significato maggiormente positivo. Ciò consente alla persona traumatizzata di trasformare i ricordi dolorosi in modo costruttivo rendendoli una risorsa. Si tratta di una capacità che è propria delle persone ma che, a volte o in situazioni particolarmente gravi, è bloccata e ha bisogno di una stimolazione per “ripartire”.

Come ci si sente dopo una seduta di EMDR?

Dopo una o più sedute di EMDR, i ricordi disturbanti connessi all’evento traumatico hanno una carica emotiva inferiore; hanno infatti subito una desensibilizzazione. Il cambiamento è spesso molto veloce, indipendentemente dal tempo trascorso dall’evento. L’esperienza traumatica non viene cancellata, ma l’immagine e il ricordo cambiano nei contenuti e nel modo in cui si presentano. I sintomi si attenuano, diminuiscono i pensieri intrusivi e le emozioni e sensazioni fisiche si riducono di intensità. La persona sente che il ricordo dell’esperienza traumatica fa parte del passato, è integrato nella memoria e, quindi, viene vissuto in modo più distaccato e non più disturbante dal punto di vista emotivo.
L’elaborazione dell’esperienza traumatica che avviene con l’EMDR permette al paziente, attraverso la desensibilizzazione e la ristrutturazione cognitiva, di guardare all’evento da una prospettiva differente e, cosa ancora più importante, di cambiare la valutazione cognitiva ed emotiva di se stesso. Di conseguenza, la persona si sente più serena e forte per cui mette in atto comportamenti più funzionali ed adattivi.

Quanto tempo ci vuole per superare un trauma?

Per superare un trauma ci va tempo, ce lo insegna anche il famoso detto popolare: “Il tempo è la miglior cura per la sofferenza e rimargina tutte le ferite”. Vero, la mente ha bisogno di tempo per recuperare dall’impatto che l’evento traumatico ha avuto sulla persona, per elaborare le emozioni connesse e per smaltire le reazioni da stress che possono insorgere in conseguenza. Abbiamo già detto che a volte non basta il tempo ma può essere necessario chiedere un aiuto psicologico. Ma, in ogni caso, quanto tempo ci vuole? È difficile rispondere in modo univoco a questa domanda perché i fattori in gioco sono tanti. Prima di tutto, dipende dalla portata traumatica dell’evento, non tanto per la sua gravità oggettiva, quanto per come viene vissuto soggettivamente dalla persona. Inoltre, ogni individuo è differente, vive un’esperienza con le proprie risorse, in un momento specifico di vita e circondato da una rete di supporto differente. Tutte queste variabili contribuiscono alla quantità di tempo necessario per superare un trauma. Anche nella terapia, oltre alle competenze del terapeuta, fondamentale è quanto il paziente sia disposto a mettersi in gioco.

È un lavoro sicuramente doloroso e, a volte, anche lungo, ma che porta a ritrovare un benessere e a fortificarsi nelle proprie risorse!

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