Eco-ansia. Cos’è e chi ne soffre.
In queste ultime settimane si sente spesso parlare di problemi ambientali e di emergenza climatica. Infatti, la ricerca sulle conseguenze dell’inquinamento sui rapidi cambiamenti del clima e sugli effetti sull’ambiente e sulla salute fisica della popolazione si è sviluppata notevolmente negli ultimi anni. Tuttavia, quello che viene spesso tralasciato è l’impatto che l’emergenza ambientale che stiamo vivendo possa avere sulla salute mentale e psichica delle persone.
Eco significato
Per indicare le conseguenze dei problemi dell’ambiente sulla salute psichica e le preoccupazioni che questa situazione fa insorgere nella popolazione viene utilizzato il termine “eco-ansia”, cioè ansia rispetto all’ecologia (scienza che studia le relazioni degli essere umani con l’ambiente in cui vivono), nello specifico rispetto alla crisi ambientale e ai suoi possibili effetti futuri.
Quella di cui oggi le persone sembrano soffrire pare essere in particolare un’ansia climatica, cioè aspetti ansiosi e preoccupazioni legati al repentino cambio climatico antropogenico che stiamo vivendo.
Con il termine antropogenico (antropogenico significato) si indica che i cambiamenti nell’ambiente naturale si ritengono causati da interventi umani. Il riscaldamento globale, cioè come si legge da Wikipedia l’innalzamento delle temperature, e le sue conseguenze dirette come lo scioglimento dei ghiacciai, l’innalzamento del livello dei mari, l’aumento dell’incidenza di disastri naturali ed eventi meteorologici estremi, può generare forte ansia e preoccupazione nelle persone.
Cos’è l’eco-ansia
L’eco-ansia è una forma specifica di ansia, paura e preoccupazione come reazione alla gravità della crisi ecologica, ai problemi legati all’ambiente, all’inquinamento, alla crisi climatica, e strettamente connessi alla sensazione generalizzata che nel futuro la situazione possa peggiorare ulteriormente e che, quindi, le basi ecologiche del pianeta Terra possano in qualche modo collassare. Si tratta di una forma di ansia che non è ancora stata riconosciuta come un disturbo d’ansia. Nonostante ciò, l’APA (American Psychological Association) ha definito l’eco-ansia come la paura cronica del destino dell’ambiente.
I sintomi
I sintomi dell’eco-ansia sono riconducibili alla sintomatologia dei disturbi ansiosi. L’ansia e la paura si possono manifestare attraverso due tipologie di sintomi: sintomi psicologici e sintomi fisici.
Tra i sintomi psicologici troviamo stress, possibile alienazione, depressione, senso di perdita, aumento dell’aggressività, disturbi del sonno, senso costante di pericolo, comportamenti protettivi (affidarsi sempre agli altri, non uscire mai da soli), paura per il futuro, difficoltà o impedimento a svolgere le normali attività quotidiane.
Tra i sintomi fisici ci possono essere palpitazioni, sensazione di respiro corto e nodo alla gola, dolore toracico, sensazione di formicolio, nausea, vertigini, sudorazione, tremori.
I sintomi possono essere sia a breve sia a lungo termine e possono essere acuti o cronici, evidenziando lo stretto rapporto tra salute dell’ecosistema e salute umana.
Gli effetti
Ma quali sono gli effetti dell’ansia e della paura dei cambiamenti climatici legate alla crisi ambientale? Secondo Wikipedia , con il termine cambiamenti climatici si indicano le variazioni del clima della Terra, in connessione ad uno o più parametri ambientali e climatici nei loro valori medi: temperature (media, massima e minima), precipitazioni, nuvolosità, temperature degli oceani, distribuzione e sviluppo di piante e animali.
Le persone che soffrono di eco-ansia possono manifestare pensieri e momenti di sconforto e disperazione rispetto alla situazione e ai possibili risvolti nel futuro, che vanno da episodi di dolore e disperazioni circoscritti a veri e propri attacchi di panico. Molte persone, inoltre, hanno iniziato a mettere in dubbio la possibilità di avere figli perché pensano che potrebbe non essere etico a causa dell’incertezza sulla futura qualità della vita.
Ovviamente l’impatto che l’emergenza ambientale può avere sulla popolazione cambia a seconda della “vicinanza esperienziale” con la crisi. Proviamo a spiegarci meglio.
Una persona che viene a contatto diretto con le conseguenze di un disastro naturale (perdita della propria casa o di una persona cara), che negli ultimi anni si sono intensificati a causa dei cambiamenti climatici, può sviluppare una forma di ansia grave ed improvvisa, che può arrivare a concretizzarsi in un disturbo post-traumatico da stress o in altre forme di disagio psichico. Infatti quando le persone perdono la casa, le attività commerciali o sono testimoni diretti della perdita di vite umane, è probabile che l’impatto risultante sulla psiche sia traumatico.
Secondo l’American Psychological Association (APA) i sopravvissuti a disastri naturali possono manifestare depressione ambientale, ansia, disturbo da stress post-traumatico e, nei casi estremi, arrivare al suicidio.
In ogni caso, sembra essere sempre più chiaro ed evidente che anche solo le notizie, le conoscenze e le preoccupazioni rispetti ai problemi ambientali abbiano un forte impatto sulla salute psichica e sul benessere psicologico di molte persone. Questo perché la crisi che il nostro Pianeta sta attraversando è realmente percepita in modo grave e minaccioso e, soprattutto, riguarda tutti noi, anche se non “direttamente” colpiti.
Ansia e cambiamenti climatici: fattori di rischio
Nonostante la gravità reale ed oggettiva della situazione, esistono fattori di rischio che rendono una persona più vulnerabile all’eco-ansia, come avviene per tutti i disturbi psicologici.
Alcuni tra i fattori di rischio che si ipotizzano essere maggiormente coinvolti nello sviluppo di ansia sono:
- la giovane età, probabilmente legata al maggior investimento nel futuro,
- l’esperienza di disastri ambientali naturali più o meno diretta,
- l’elevata esposizione a notizie preoccupanti e minacciose sul futuro della crisi ecologica.
Le donne sembrano essere maggiormente inclini a sviluppare questa forma d’ansia, probabilmente per una maggiore sensibilità a tali emozioni rispetto agli uomini, soprattutto alle emozioni legate ad una futura maternità.
I professionisti che si occupano dell’emergenza ambientale (metereologi, attivisti ambientali, ecc.) possono soffrire di queste problematiche, essendo maggiormente esposti quotidianamente al problema, anche se dovrebbero possedere risorse di resilienza, come il senso di efficacia e la possibilità di intervenire.
L’aspetto grave dell’eco-ansia, indipendentemente dalla sua manifestazione, è che sembra avere effetti duraturi sul benessere psichico ed emotivo delle persone e che l’incidenza sia in costante aumento. Ciò si può evincere dall’aumento del numero di pazienti che mostrano sintomi ansiosi e preoccupazioni legati all’ambiente e che richiedono un aiuto psicologico.
Come affrontare l’eco-ansia
L’eco-ansia, come tutte le altre forme d’ansia possibili, può essere affrontata in diversi modi in base alla gravità della situazione.
La prima tecnica per imparare a gestire l’ansia è sicuramente riconoscerla: comportarsi come se non esistesse non è affatto la soluzione, anzi servirà solo ad aumentare ancora di più i sintomi.
È possibile poi provare ad utilizzare alcune tecniche per gestire l’ansia e ridurne l’intensità, come la respirazione o la visualizzazione dell’ansia. Per un approfondimento rispetto alle strategie di gestione dell’ansia rimandiamo al nostro articolo specifico sull’ansia e le fobie nel paragrafo “Cosa fare per combattere l’ansia?”.
Un modo per mantenere il livello d’ansia sotto controllo è il limitare l’esposizione dei media alle informazioni preoccupanti in determinati momenti della giornata, in modo da non esserne completamente sommersi.
Tuttavia, nei casi in cui l’eco-ansia sia particolarmente forte, tanto da essere paralizzante, può risultare necessario un supporto psicologico per affrontarla.
Da una prospettiva, l’eco-ansia può essere anche considerata una risorsa, se intesa come conseguenza di una maggiore sensibilità rispetto all’argomento ambiente. Le emozioni scatenate dalla preoccupazione rispetto all’ambiente e al futuro possono, infatti, essere considerate positive se utilizzate in modo costruttivo per cambiare il proprio modo di approcciarsi al problema e all’ambiente.
La paura e la rabbia, ad esempio, sono emozioni che ci aiutano ad orientarci e a reagire in caso di pericolo e di situazioni che non ci vanno bene e ci fanno stare male; per cui anche in questo caso possono essere utili per attivarci a fare qualcosa nel nostro piccolo per portare dei cambiamenti per l’ambiente. Anche il senso di colpa e la vergogna possono essere emozioni utili, nel momento in cui ci rendono consapevoli di alcuni nostri errori e ci spingono a cercare, di conseguenza, di rimediare.
In conclusione, la nascita di questa forma d’ansia specifica e l’aumento dei casi di persone che ne soffrono dovrebbe portare ad una maggiore attenzione e studio rispetto alla comprensione della connessione e del legame tra l’emergenza ambientale della Terra e la salute mentale della popolazione.