Psicoterapia sistemico relazionale

La psicoterapia sistemico relazionale è uno dei tanti approcci esistenti nella psicoterapia, come anche l’approccio cognitivo-comportamentale, psicoanalitico, ecc. Viene anche chiamata terapia sistemica familiare o semplicemente terapia familiare perché ha come focus di osservazione l’individuo inserito all’interno di vari sistemi, primo tra tutti la famiglia. Per questo motivo, si tratta di un approccio che viene spesso utilizzato nel lavoro terapeutico con le famiglie. Tuttavia, è più corretto parlare di psicologia e psicoterapia sistemico relazionale perché è possibile utilizzarla anche per la psicoterapia individuale o per la terapia di coppia. La terapia sistemica ha alla base la teoria sistemico relazionale.

Psicologa e Psicoterapeuta Ribaldone AlicePsicologa e Psicoterapeuta Ribaldone Alice 24 Maggio 2021
Psicoterapia sistemico Relazionale

La teoria sistemico relazionale

La teoria sistemico relazionale è nata a partire dalla teoria generale dei sistemi (Von Bertalanffy L., Teoria generale dei sistemi. Fondamenti, sviluppi, applicazioni, ILI, 1968), formulata da Ludwig von Bertalanffy (1901-1972), un biologo austriaco che faceva parte della scuola di Palo Alto e in seguito del Circolo di Vienna. La Scuola di Palo Alto è una corrente psicologica statunitense che prende il nome dalla città californiana dove sorge il Mental Research Institute, centro di ricerca e terapia psicologica fondato da Donald de Avila Jackson nel 1959.
Secondo la teoria dei sistemi esiste un’interdipendenza e un’interrelazione tra tutti i fenomeni osservati, le cui proprietà non possono essere ridotte a quelle delle parti che lo compongono, cioè all’interno di un sistema il tutto è più della somma delle parti. Il sistema, secondo la teoria sistemica, è un’unità intera e unica, composta da parti, ognuna con la sua funzione, che sono in relazione tra loro che tendono all’equilibrio. Nel sistema l’intero risulta diverso dalla semplice somma delle parti e qualsiasi cambiamento in una sua parte influenza l’intero sistema nel suo insieme.

Negli anni 50 il gruppo di Palo Alto applica la teoria sistemica allo studio della comunicazione nelle famiglie, dove la famiglia viene considerata come un sistema cibernetico che si autoregola grazie a meccanismi di retroazione. Gregory Bateson (1904-1980), un antropologo, sociologo e psicologo britannico appartenente alla scuola di Palo Alto, applica la teoria dei sistemi alla famiglia e alle strutture sociali (Bateson G., Verso un’ecologia della mente, Adelphi, 1977), distinguendo tra:

  • retroazione negativa-conservativa, cioè l’informazione riporta il sistema al suo stato iniziale;
  • retroazione positiva, cioè l’informazione aumenta il cambiamento del sistema dal suo stato iniziale.

Secondo Bateson i sistemi familiari tendono all’omeostasi (equilibrio), cioè il sistema può subire una certa oscillazione, funzionale al funzionamento della famiglia, senza che la struttura del sistema cambi.

Successivamente dalla Scuola di Palo Alto si differenziarono vari pensieri di alcuni autori.
Jay Haley (1923-2007) sosteneva che nel passaggio dallo studio del singolo a quello del sistema composto da più persone, entrava in gioco la comunicazione, considerata secondo un duplice aspetto: da una parte durante l’interazione un soggetto tenta di influenzare l’altro e di ottenere il controllo della relazione, dall’altra egli comunica che non può fare diversamente. Formula, quindi, la teoría del controllo, secondo la quale il potere ed il controllo che una persona cerca di ottenere durante le interazioni sono alla base delle relazioni umane. A partire dalla teoria del controllo, Haley ha formulato la terapia strategica (Haley J., Terapie non comuni. Tecniche ipnotiche e terapia della famiglia, Astrolabio, 1976), un modello di terapia basato sulla tecnica ipnotica, cioè su tecniche di manipolazione delle resistenze. Secondo la terapia strategica il sintomo è rinforzato dal comportamento che cerca di reprimerlo, cioè dalla soluzione che la famiglia crede di avere trovato per farvi fronte che tuttavia non funziona. Lo scopo dell’intervento terapeutico è, quindi, individuare la sequenza dei comportamenti autorinforzanti per poi interromperli.

La psicoterapia sistemico relazionale in italia

La psicoterapia sistemico relazionale in italia è stata portata avanti da Mara Selvini Palazzoli (1916-1999) con il gruppo di Milano e Maurizio Andolfi (1942) con il modello sistemico familiare trigenerazionale.

Il gruppo di Milano ha ideato un modello di funzionamento a sei stadi secondo il quale si struttura e si cronicizza il comportamento del figlio sintomatico. Oggi l’impostazione del nuovo gruppo di Milano (formato da Matteo Selvini, Anna Maria Sorrentino, Stefano Cirillo) si rivolge tanto alla famiglia quanto al singolo, che in passato ha rischiato di essere tralasciato nella lettura solo sistemica del disagio.

Il modello sistemico familiare trigenerazionale (Andolfi M., La terapia con la famiglia, Astrolabio Ubaldini, 1977), formulato da Maurizio Andolfi, si basa sulla teoria del ciclo vitale della famiglia il cui sviluppo avviene attraverso fasi evolutive prevedibili. Queste fasi sono principalmente:

  • la separazione dalla famiglia d’origine e la costruzione della nuova coppia;
  • la nascita dei figli;
  • la crescita dei figli fino alla loro uscita da casa, quindi la fase dello svincolo;
  • la fase del nido vuoto e il ri-investimento nella vita di coppia;
  • l’invecchiamento;
  • la separazione della coppia genitoriale per la morte del coniuge.

Ogni fase richiede precisi compiti evolutivi e ha un certo equilibrio strutturale ma nei periodi di transizione si verificano profonde trasformazioni psicologiche e strutturali che possono portare ad una crisi e una rottura dell’equilibrio. Il modello del ciclo di vita permette di identificare la fase in cui si trova la famiglia nel qui ed ora e di osservare come viene affrontato il cambiamento e la riorganizzazione nel passaggio da una fase ad un’altra. Tale riorganizzazione è stata già affrontata dalle generazioni precedenti, per cui non si tratta di un salto nel vuoto: gli stessi passaggi evolutivi sono stati affrontati secondo modelli ricorrenti di rapporti multigenerazionali che si tramandano nel tempo, da una generazione all’altra.

Per un approfondimento sulla terapia sistemica leggi il nostro articolo Terapia familiare sistemica. L’importanza della trigenerazionalità.

Il metodo sistemico relazionale

Partendo dalla teoria sistemica, è stato definito il metodo sistemico relazionale che porta un cambiamento nel modo di osservare l’individuo. In primo luogo, vi è uno spostamento dell’attenzione dai fattori intrapsichici, proprio dell’approccio psicoanalitico, a quelli interpersonali, quindi basati sulla relazione. L’interesse e l’attenzione ora si focalizza sulle interazioni e sulle comunicazioni osservabili all’interno del sistema familiare nel qui e ora, senza connetterle al processo evolutivo in cui si inscrivevano ma analizzate nel presente. Si passa dalla causalità lineare a quella circolare perché in un sistema tutti gli elementi sono in interazione tra loro e l’insieme è più della somma delle sue parti.

L’approccio sistemico relazionale considera l’individuo inserito nel contesto relazionale, sociale e culturale. Il primo contesto relazionale di appartenenza e di riferimento nell’esperienza emotiva di una persona è la sua famiglia. Secondo questo approccio, il sintomo non è solo un disagio o un problema individuale ma è manifestazione di un disagio dell’intero sistema familiare. La famiglia è il primo contesto esperienziale all’interno del quale i sintomi assumono una funzione precisa per il funzionamento relazionale del gruppo di persone che ne fanno parte. Il portatore del sintomo viene definito come “paziente designato” perché, in realtà, è solo il portavoce di una difficoltà più complessa e profonda. Essendo la manifestazione di un’organizzazione disfunzionale dell’intero sistema, il sintomo può essere compreso al meglio coinvolgendo tutti gli attori in gioco, cioè i componenti della famiglia, poiché ognuno porta il suo contributo al mantenimento della situazione ma anche al suo cambiamento.

La terapia sistemico relazionale familiare

La terapia sistemico relazionale familiare parte dal presupposto che i rapporti familiari contribuiscano alla salute emotiva di ciascun membro all’interno della famiglia.
A partire da questo intende aiutare le famiglie e le persone a:

  • comprendere meglio le funzioni familiari e i ruoli dei diversi componenti
  • individuare i punti di forza (le risorse) e di debolezza all’interno del sistema familiare
  • trovare gli obiettivi e le strategie per risolvere i diversi problemi
  • sviluppare le capacità di comunicazione per rendere l’intero nucleo familiare più competente

Come detto in precedenza parlando del modello sistemico familiare trigenerazionale di Andolfi, le famiglie attraversano diverse fasi lungo il proprio ciclo di vita. Sono proprio i passaggi da una fase all’altra che possono portare a momenti di crisi e disequilibrio. Infatti le famiglie, come le persone, tendono a comportarsi attraverso modalità conosciute ed apprese dalle generazioni passate, cercando di mantenere un equilibrio nel loro funzionamento e nelle relazioni. Queste modalità relazionali, più o meno soddisfacenti e funzionali, possono reggere all’interno di una determinata fase del ciclo di vita perché familiari e strutturate mentre possono andare incontro ad una crisi nei momenti di passaggio da una fase all’altra. Infatti, un cambiamento porta a dover scoprire ed utilizzare nuove modalità di azione e interazione che non sempre il singolo, la coppia e la famiglia riescono ad usare autonomamente.
La terapia sistemica, quindi, può essere utile per i periodi di crisi, per problemi persistenti o disturbi specifici (disturbi alimentari, difficoltà relazionali, ecc…) e per problemi legati ad un particolare momento del ciclo di vita, che incidono e pesano sulle dinamiche familiari. Inoltre, può essere ricercata in concomitanza di tutti quegli eventi di vita critici come:

  • una separazione;
  • un divorzio;
  • un lutto;
  • una malattia grave.

Questi avvenimenti, infatti, coinvolgono e colpiscono in modo diverso ma sempre significativo tutti gli individui della famiglia.
La terapia familiare interviene attraverso varie tecniche di lavoro sulle famiglie, operando su diversi livelli di osservazione, come:

  • la storia trigenerazionale della famiglia (nonni-genitori-figli);
  • l’organizzazione strutturale, relazionale e comunicativa della famiglia;
  • la funzione del sintomo del singolo nell’equilibrio della famiglia;
  • la fase del ciclo vitale della famiglia in cui si presenta il sintomo.

Per un approfondimento sulla terapia sistemica familiare leggi il nostro articolo Terapia Familiare per aiutare le famiglie a ritrovare la serenità.

Lo psicoterapeuta sistemico relazionale

Lo psicoterapeuta sistemico relazionale è uno psicologo specializzato in psicoterapia sistemico relazionale.
Inizialmente i terapeuti familiari si dividevano in:

  • “puristi dei sistemi”, ovvero terapeuti che studiavano la famiglia come sistema di interazioni e assumevano una posizione di relativa distanza da ogni tipo di coinvolgimento personale o risonanza emotiva;
  • “conductors”, ovvero terapeuti che utilizzavano se stessi, con tutta la loro personalità, incluse le proprie risposte emotive, intuizioni e creatività, come strumenti per formare un’alleanza terapeutica con la famiglia e come guida per l’intervento.

Nel primo caso veniva ricercata il più possibile la neutralità, mentre nel secondo caso l’osservatore diventava parte integrante del sistema osservato.

Nel lavoro psicoterapico il punto di partenza del terapauta familiare è la considerazione del sintomo. Il sintomo, infatti, spesso consiste in una tensione emotiva legata ai conflitti familiari e il paziente che arriva in terapia sembra voler distogliere, attraverso la manifestazione dei sintomi, l’attenzione della famiglia dall’affrontare le proprie difficoltà di relazione accentrandole su di sé.
Il sintomo ha quindi una doppia funzione: segnala alla famiglia l’esistenza di un disagio e, nello stesso tempo, rende innocuo il suo potere distruttivo, accentrando su di sé tutte le preoccupazioni degli altri membri.

Per aiutare il paziente e la sua famiglia, lo psicoterapeuta sistemico relazionale si occupa delle difficoltà presentate nel momento in cui esse si esprimono ma allo stesso tempo tiene conto di come la storia familiare e trigenerazionale e le prospettive future influenzano il contesto di riferimento. il suo obiettivo è quello di aiutare a famiglia, la coppia o il singolo a trovare delle nuove soluzioni attraverso il lavoro sulla dimensione concreta di interazione.
Il terapeuta familiare di oggi, infatti, non solo è consapevole di far parte del sistema osservato ma anche che all’interno della stanza di terapia si crea un “terzo pianeta” formato dal terapeuta stesso e dalla famiglia; in quest’ottica il terapeuta diventa uno strumento per aiutare il paziente ad agire un cambiamento attraverso la relazione che si sviluppa in stanza di terapia.

La famiglia, grazie all’aiuto di un terapeuta familiare, può trovare uno spazio e un modo per riflettere sulle proprie problematiche sperimentando nuove modalità di interazione ed espressione che possono portarla a raggiungere un nuovo equilibrio.

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